Le persone senza dimora vivono una fase di blackout, una condizione di buio che non permette più di agire, di vivere.
Insieme a te, Progetto Arca aiuta chi ha perso tutto, offrendo accoglienza, pasti, cure mediche e percorsi di inclusione sociale.
Interrompi il blackout, accendi una luce.
Le persone senza dimora vivono una fase di blackout, una condizione di buio che non permette più di agire, di vivere.
Insieme a te, Progetto Arca aiuta chi ha perso tutto, offrendo accoglienza, pasti, cure mediche e percorsi di inclusione sociale.
Interrompi il blackout, accendi una luce.
La luce di Lilit si è spenta quando ha dovuto lasciare il suo Paese, l’Armenia, in cerca di cure. Lilit è nata con un grave problema al braccio e alla schiena che ancora oggi le impedisce di lavorare e di rendersi autonoma.
È una ragazza determinata, con un unico grande desiderio: tornare a stare bene per riprendere in mano la sua vita.
Questa volta non è sola, ha tutto il nostro sostegno perché possa riaccendere la propria luce.
La luce di Mabel si è spenta quando è dovuta scappare da El Salvador per proteggere se stessa e la famiglia dalle ripetute minacce ricevute dalle bande criminali del suo Paese.
Accolta nel nostro Centro per donne e mamme straniere sole, Mabel ha ricevuto protezione e sostegno psicologico.
Il suo percorso è solo all’inizio, le servono ancora tanti aiuti per riaccendere la propria luce.
A spegnere la luce di Mohamed è stato un incidente stradale che gli ha causato gravi problemi psico-fisici. La nostra Unità di Strada lo ha trovato mentre vagava in Stazione Centrale e subito lo ha soccorso.
Oggi Mohamed vive al riparo, in un nostro Centro di accoglienza.
Ogni giorno lo supportiamo e gli ricordiamo di prendere le sue medicine per far sì che presto possa riaccendere la propria luce.
Alessandro era un orafo, un eccellente orafo, ma poi la sua luce si è spenta in un attimo. Era nel suo negozio quando un malore improvviso prende il sopravvento. Quello è l’inizio di una malattia che gli porterà via tutto.
Ora Alessandro vive nel nostro Centro di accoglienza, ogni giorno riceve ascolto, assistenza medica e supporto burocratico ma, perché riaccenda la propria luce, servono ancora molti aiuti.
Quando perdi il lavoro e la casa, la luce non si spegne solo su di te, ma arriva il buio anche su chi ami.
Eppure la famiglia di Paolo, nonostante tutte le difficoltà, è riuscita a rimanere sempre unita. La moglie Margherita ha trovato la speranza per tutti, i figli Sara e Stefano sono sempre stati al fianco dei loro genitori.
Adesso vivono in uno dei nostri appartamenti e questo è solo il primo passo. Hanno ancora bisogno di tutto il nostro sostegno per riaccendere la propria luce.
La luce della signora Nevolina si è spenta quando hanno perso la vita, in un incidente stradale, il suo adorato figlio, insieme alla nuora e al nipote. Da allora il buio l’ha avvolta e non è più andato via. Si è ammalata di tumore, ha perso il lavoro come badante ed è finita in strada.
Nel Centro di accoglienza che oggi è la sua casa, l’abbiamo aiutata, le siamo stati sempre accanto e continueremo a farlo finché non accenda di nuovo la propria luce.
Quando la luce di Papa era accesa aveva un lavoro regolare, una moglie e una figlia. Poi il buio. Papa perde il lavoro, il matrimonio va in frantumi. I problemi aumentano con il passare del tempo e la salute diminuisce, si ammala di tubercolosi.
Oggi Papa è ricoverato nel nostro Centro medico, riceve cure e supporto giornaliero. C’è ancora tanta strada da fare ma noi siamo al suo fianco perché possa riaccendere la propria luce.
La luce di Tiziano si è spenta, quando delle persone di cui si fidava gli hanno voltato le spalle in un momento di bisogno. E così, in un attimo, perde le cose più care che aveva: la famiglia e la sua casa.
Oggi vive in uno dei nostri appartamenti in condivisione dove sta ritrovando la forza di ripartire da zero.
E’ sulla strada giusta ma ancora tanta ne resta da fare perché possa riaccendere la propria luce.
Lavorava come educatore in un centro di recupero per tossicodipendenti in Colombia prima che la luce si spegnesse a causa di ritorsioni di una famiglia potente implicata nel traffico di droga. Alejandro fugge, fugge per mettersi in salvo, per proteggere la sua famiglia, fugge per ricominciare.
Nel Centro di accoglienza, dove oggi è accolto, sta ricevendo assistenza legale e sostegno psicologico. Ma i passi da fare sono ancora tanti perché possa riaccendere la propria luce.
La luce di Pietro si è spenta il giorno in cui la crisi ha avuto il sopravvento sull’azienda dove lavorava, lasciandolo a casa. Quando i problemi sono più grandi dell’amore, spesso non si riesce a superarli insieme, e così Pietro passa da avere una famiglia e una casa a non avere più nulla, solo se stesso. Il terminal dell’aeroporto e i vagoni dei treni diventano la sua unica dimora.
Oggi Pietro ha trovato un rifugio sicuro dove lo aspettiamo ogni sera.
Qui, un passo alla volta, lo stiamo aiutando a ritrovare fiducia in se stesso perché possa accendere di nuovo la propria luce.
La luce di Atef si è spenta quando, tre anni fa, ha cominciato a stare male. Spondilite anchilosante, questa la diagnosi che ha cambiato completamente la sua vita, privandolo della capacità di essere autonomo.
Anni passati tra visite, esami, speranze e ricadute, poi finalmente arriva il momento dell’operazione, gli sostituiscono il bacino con delle protesi.
Oggi Atef sta meglio, lo stiamo affiancando nel suo percorso di riabilitazione, ma servono ancora molti aiuti perché possa riaccendere la propria luce.
Quando tua madre sta male, per starle vicino faresti di tutto, anche lasciare quello che avevi costruito in Italia e correre in Serbia per aiutarla. In quel momento la luce di Vesna si è spenta, ha passato anni al buio, poi è tornata in Italia per lavorare di nuovo, per riprendere in mano la sua vita. Ma era sola e malata, aveva bisogno di aiuto per ricominciare.
Oggi Vesna è ospite del nostro Centro di accoglienza, riceve cure, ascolto e le attenzioni necessarie a riaccendere la propria luce.
La luce di Ata si è spenta quando è dovuto fuggire dal suo Paese, la Turchia, un paese che ama tanto ma che gli ha tolto tutto ciò che di più caro aveva: il suo lavoro come giornalista.
Ata ha fatto richiesta di protezione internazionale. Nel nostro Centro di accoglienza riceve assistenza legale, lo stiamo aiutando a cercare lavoro e a prepararsi ai colloqui perché possa riaccendere la propria luce.
Questi sono solo alcuni dei volti delle persone che hanno bisogno del nostro aiuto, molte altre ancora vivono nel blackout.
Sostieni Progetto Arca per far sì che chi vive nel buio possa riaccendere la propria luce.
Cos’è il blackout? Il blackout arriva quando meno te lo aspetti, il blackout è un licenziamento inaspettato, una separazione improvvisa, il sopraggiungere di una malattia, la perdita di legami e di punti di riferimento.
La luce si spegne all’improvviso e tu rimani paralizzato, non riesci più ad agire, a vivere.
Accendi una Luce nasce per far sì che moltissime persone, che oggi vivono nel buio, possano ritrovare la loro luce e ricominciare a sperare, a vivere.
Con la tua donazione, contribuirai ad assicurare accoglienza, pasti, abiti puliti e cure mediche a chi ha perso tutto.
Da 25 anni, ci prendiamo cura di persone povere, sole e senza dimora, offrendo assistenza e aiutandole a riprendere in mano la loro vita.
Solo nell’ultimo anno abbiamo garantito più di 710.000 notti di accoglienza, servito più di 2,4 milioni di pasti, offerto 15.000 cambi d’abito e oltre 16.000 visite mediche.
Più di 31.000 persone hanno ricevuto il nostro aiuto.
